Perché parlare di videogiochi?
Perché ad oggi è ancora un argomento controverso soprattutto nell'ambito familiare. Diversi luoghi comuni vedono il videogiocatore come violento e arrabbiato; socialmente isolato e dipendente.
Cos'è vero e cosa invece è un mito?
Soprattutto con l'ausilio della realtà aumentata il videogioco è un media potente capace di immergerci letteralmente in una realtà alternativa. Questa caratteristica lo rende uno strumento dall'enorme potenziale le cui possibilità vengono attualmente indagate ed utilizzate in diversi ambiti (terapeutico; riabilitazione cognitiva; educativo; selezione e gestione delle risorse umane) con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita degli individui.
E' facile appassionarsi di videogiochi in quanto racchiudono classiche forme d'arte come la scrittura, la sceneggiatura, la musica e l'architettura aggiungendovi una componente che le lega tutte: il gameplay.
I videogiochi online offrono ai giocatori un campo di socializzazione virtuale protetto in cui sperimentare il proprio sé, socializzare, creare nuovi legami e gruppi di cui far parte (Kaye, Bryce).
Sebbene sembra che i videogiochi abbiano una qualche influenza sull'aggressività, questa appare mediata da una pregressa condizione di isolamento sociale che porta i videogiocatori, tra una vasta gamma di titoli e di generi (88), a scegliere quelli più violenti e competitivi (Gabbiadini, Riva). Sembra inoltre che l'aggressività sia influenzata più dall'incapacità di accettare la sconfitta (la ripetizione dell'esclusione) e dalla competizione che dalla violenza (Dowsett, Jackson).
Nei riguardi della dipendenza da gaming ho svolto una tesi sperimentale i cui risultati sono coerenti con l'idea che al di là di un comportamento disfunzionale vi sia una pregressa patologia e/o dei meccanismi di difesa disadattivi (es. evitamento).
Qual è il ruolo dell'adulto?
I videogiochi raccontano delle storie e non tutte le storie sono facili da digerire e da metabolizzare. Non è una questione di violenza ma del senso che la circonda: alle volte è difficile da interpretare. Supervisionare il gioco e parteciparvi assume un significato importante per i bambini che da un lato hanno una voce più matura che li aiuti a meglio elaborare i contenuti e dall'altra riescono ad accogliere le figure genitoriali/adulte e a meglio relazionarvisi.
E quando i bambini crescono?
I ragazzi che sono cresciuti con delle figure attivamente presenti al loro fianco, difficilmente le escluderanno di punto in bianco dal loro mondo. Se lo fanno potrebbe semplicemente essere un comportamento che riflette il loro bisogno attuale di ricercare uno spazio personale e di "individuarsi" distaccandosi normalmente dai genitori per avvicinarsi al gruppo dei pari. In questo processo i ragazzi vanno supportati con la fiducia e con l'accettazione della ridefinizione dei rapporti e degli spazi.
Cosa fare in presenza di dipendenza?
Alle volte giocare o mettere in atto comportamenti apparentemente disfunzionali ha invece una funziona ben precisa per chi li mette in atto. Ad esempio rinchiudersi a giocare in una stanza per ore potrebbe essere l'unico modo che un ragazzo trova per evitare un ambiente e un contesto per lui insopportabili. In tal caso il sintomo significherebbe la "salvezza" da quel contesto che, senza le adeguate risorse cognitive e strategiche, risulterebbe invivibile. E' proprio per questo motivo che è opportuno consultare un esperto che aiuti l'intero sistema familiare a riconoscere le criticità e a rispondervi con risorse e strategie funzionali.
Comentários